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14 agosto 2013

La coccinella di Carla e Flavia

Una giornata di mare con una compagnetta di scuola ed è nata una coccinella!
L'hanno fatta loro due, Carla e Flavia.


L'isolotto in fondo si chiama "Isola delle Femmine"(*). Le tipe col costume DUE pezzi sono le artiste.


Che mare cristallino che c'era oggi!
Buon ferragosto!

Vuoi sapere perchè si chiama Isola delle femmine?

(*) L'origine del nome Isola delle Femmine è avvolto da tantissime legende che si tramandano, ma se chiedete ad uno del posto probabilmente vi risponderà che non lo sa o che si chiama così perché lì su, un tempo, c’era una prigione per sole donne (di cui, però, gli archeologi non hanno trovato traccia). No, nessuna prigione. In realtà, quella costruzione che vedete è quel che resta di una torre di avvistamento. Faceva parte del sistema di avviso delle torri costiere della Sicilia che, con un fuoco acceso sulla sommità della torre, comunicava con le torri vicine, avvisandole di eventuali pericoli o di attacchi da parte dei corsari.


Una testimonianza scritta sull'origine del nome risale addirittura al 62 d.C.. Si tratta di una lettera di Plinio il Giovane, indirizzata a Traiano, dove si racconta che sull'isola erano residenti fanciulle bellissime che si offrivano in premio al vincitore della battaglia (ma di quale battaglia non si sa). 
Altra testimonianza fa risalire l'origine del toponimo al termine latino "insula fimi", ovvero "Isola di Eufemio", generale bizantino governatore della provincia di Palermo. 
Oppure potete sposare la tesi araba, dove "fim" che vuol dire "la bocca" e potrebbe far riferimento allo stretto canale che separa l'isola dalla costa.



Una struggente legenda, tramandata di bocca in bocca, narra di un conte, il Conte di Capaci, innamorato di una bellissima donna che però non lo ricambiava. Spinto dalla gelosia e dall'astio per il rifiuto egli l'avrebbe condannata a condurre una vita di solitudine sulla torre di un isolotto, così che nessuno potesse averla. Sola e disperata, una notte di maestrale, si suicidò gettandosi tra i flutti che battevano sugli scogli. Da allora, quando soffia il vento da nord-ovest, si possono ancora sentire le sue grida strazianti di dolore provenire dall'isolotto.

Se ancora nessuna di tutte queste legende vi ha soddisfatto, ecco la più pittoresca. Si narra di tredici fanciulle turche che, essendosi macchiate di gravi colpe, furono imbarcate dai loro congiunti su una nave priva di nocchiero e lasciate alla deriva. Vagarono per giorni e giorni in balìa dei venti e delle onde finché una tempesta scaraventò l'imbarcazione sul nostro isolotto. Qui vissero per sette lunghi anni, fin quando i parenti, pentitisi della loro azione, le ritrovarono dopo molte ricerche. Le famiglie decisero di non fare più ritorno in patria e di stabilirsi sulla terraferma, dove fondarono una cittadina che, in ricordo della pace fatta, chiamarono Capaci (da "cca-paci" ovvero "qui la pace") e battezzarono l'isolotto sul quale avevano dimorato le donne "Isola delle Femmine".

Che fantasia che hanno i nostri pescatori siciliani!
La tesi più credibile è che il nome "Isola delle Femmine" sia frutto di un lungo processo di italianizzazione ed omologazione da chi sa quale antico nome, forse dal nostro amico bizantino, Eufemio, o dai dominatori arabi, dai quali abbiamo tanto copiato e storpiato. Bo? E chi lo sa. 

Ai miei figli è piaciuta tanto la storia delle tredici pulzelle. 
Francesco mi continua a chiedere perché non hanno fatto un isolotto dei ragazzi.



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